Mio padre Franco Bellacci aveva una grande curiosità ed un’enorme cultura: una persona brillante e simpatica, con uno sguardo sempre aperto sul mondo, che socializzava con tutti.
Amava la storia, l’arte, la bellezza e la vita e le sue passioni le comunicava a chiunque gli gravitasse intorno: poteva essere un quadro, un tappeto, una lingua o un piatto di pasta.

 

Mia sorella Barbara ed io lo abbiamo letteralmente respirato in ogni cosa, in ogni esperienza condivisa: gite, visite, libri, viaggi e tanta Roma.
Conosceva restauratori, falegnami, antiquari, musei, pinacoteche e, tra questi, anche la signora che un giorno decise di vendere la sua bottega di paralumi nel centro di Roma e che forse ha cambiato, in parte, il mio destino.

Con lo zampino di mia sorella Barbara (il cui soprannome è goccia cinese, pensate un po'!) mi ritrovai così dietro al bancone.
Barbara s’innamorò di quel piccolo negozio e nel vedere me non troppo felice di lavorare con mio padre, lo convinse a farmi lasciare il lavoro con lui e a farmi rilevare l’attività dalla signora che la cedeva.

 

Grazie a mia sorella, a mio padre e all’inesauribile bellezza della mia città, mi sono ritrovato così in questo angolo magico. l’abatjour è diventata il mio terzo occhio.
Io, tendenzialmente timido, ho sviluppato la mia creatività, l’empatia ed il contatto speciale con clienti che negli anni mi hanno seguito, si sono affidati alle mie idee e, in alcuni casi, sono diventati amici.